IL RE DEL MARE
! - esclamò il portoghese. - Sono i cannoni da caccia della Marianna che tirano. I dayaki hanno assalito i miei uomini. - Sì, - confermò l'indiano
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capitano. - Avete ragione, - disse sir Moreland, sorridendo. - Sono miei prigionieri. Si volse verso Tremal-Naik e Darma e disse loro con perfetta cortesia
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visibilissima, entrava allora nella seconda zona fosforescente. - Lo vedi? - gli chiese Sandokan. - Deve essere una di quelle brutte bestie inventate dai miei
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miei amici. - Ti ripeto che Allah ed il Profeta hanno decretato la morte di quell'uomo e di quella fanciulla. - Io me ne infischio di loro e di
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. Pare che i miei compatriotti siano sbarcati; non udite questi urrah? - Sì, la popolazione li saluta. - Fra poco la commedia si tramuterà in farsa
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! - Chiamatela come meglio vi piace, ciò non m'interessa, - rispose Yanez. - O obbedire o affondare: scegliete! - Accordatemi qualche minuto onde interroghi i miei
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? - Sì, - rispose l'indiano. - Siate felici, figli miei, e che la pace non sia più mai turbata, ora che i thugs non sussistono più. L'anglo-indiano e
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. Bah! Ci difenderemo fino a che avremo una cartuccia o fino a che non ci sarà più un dayako vivo. Poi alzando la voce gridò: - Ragazzi miei
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dovrete far portare qui anche dell'acqua dolce e dei viveri; passato il quale tempo i miei uomini procederanno alla distruzione delle vostre abitazioni e
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Moreland era già stato deposto sul ricco letto del pirata. - Aspettate i miei ordini nel corridoio, - disse Sandokan ai due marinai, - e che gli
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me. - I miei marinai ed i passeggeri sono liberi di abbandonare la nave, io resterò qui, qualunque cosa debba accadere, - disse l'inglese. - Io non
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più tardi sulla Tigre della Malesia la distruzione dei miei correligionari. Ho perduto la partita quando credevo di averla vinta: uccidimi. Vi è
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misteriosi nemici che hanno sollevato i dayaki. - Non ho avuto altri rapporti che coi miei compatriotti, signore. - Credi che ci potremo disincagliare
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è venuto un sospetto. - E quale? - La scialuppa a vapore si è diretta verso il sud, senza entrare nella baia di Kabatuan, che i miei prahos avevano
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mia nave ed ai miei disgraziati marinai. - Vi è sempre tempo a morire per un marinaio, - rispose Yanez, sorridendo. - La guerra non è ancora finita
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nostre forze. È bensì vero che i miei Tigrotti si battono splendidamente sia sui ponti dei loro prahos, che a terra. - Saliamo dunque, signore? Il vento è
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guardandolo con sorpresa. - Per farci scappare, amici miei. - Scherzi, Yanez. - No, Tremal-Naik. D'altronde il momento sarebbe male scelto. Sei ben
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Yanez. - Ci vuole ben altro per vincere le tigri di Mompracem, miei cari. Fuoco sulle scialuppe! Avanti, fucilieri! L'affare diventa caldo. Sebbene
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pronti? - chiese Yanez. - Sì, capitano, - risposero tutti. - Lasciate parlare me solo e tenetevi pronti a tutto. - Saremo muti. - Avanti, miei prodi. Le
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Yanez. - Temendo che Tangusa non avesse potuto raggiungervi o guidarvi qui, egli è partito nonostante i miei consigli, con una piccola scorta e forse a
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' ironicamente. - Ah! vi pregherei di un favore. - Dite pure. - Di far avvertire i miei armatori di Bombay, se ne avrete l'occasione, che John Kopp è morto a
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fra le braccia della giovane indiana, esclamando: - Surama! Non credevo più mai di rivederti! - Nel quadro, miei cari amici, - disse Sandokan, dopo
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indiana che stavano chiacchierando sulla plancia di comando, seduti su delle poltrone a dondolo, si erano bruscamente alzati. - Il segnale dei miei
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, - rispose lo yankee. - I miei compatriotti non agirebbero diversamente in simile frangente. - Sono tutti ai pezzi gli artiglieri? - Sì, - rispose Yanez
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Yanez. - Che cosa sarà successo dei miei uomini? - si chiese con ansietà Sandokan. - E del carico che aveva la nave? Mi pare che la stiva sia stata
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voi? - gridarono ad una voce Yanez, Sandokan e Tremal-Naik. - Io sono ... il figlio di Suyodhana! Venite! Siete miei ospiti.
Accademia della crusca
